Celòto medolér de Butisì de Matina
a cura di Gio. Pietro Biemmi
cm 22x16, 96 pp., 18 ill.
© novembre 1997
Quella di Celòto, cavatore di marmo, è una storia che assomiglia a tante altre, a Botticino Mattina,: un crogiolo di vicende che genera, in chi vi presta attenzione, una solidale complicità. fare il “medòler” non è un lavoro come tanti altri, è una fatica che mantiene una sua sacralità. Con l’introduzione di nuove tecnologie e di moderni macchinari, le condizioni di lavoro sono migliorate, mitigando la fatica, ma l’attività del “medolér” conserva il fascino primordiale dell’uomo che sfida la natura. In questa lunga testimonianza Angelo Forti tesse la trama della sua esistenza in maniera sommessa, con pudore, e ricostruisce un passato scandito da sentimenti e speranze, fatiche e dolori. Non è tuttavia soltanto la nostalgia a sollecitare l’anziano cavatore: Celòto, ormai in pensione, vaga ai margini di vecchi cantieri per salvare dall’usura del tempo reperti e testimonianze del passato e consegnarli al Museo della pietra, di cui, con il figlio Giovanni, è l’animatore.
INDICE
- Introduzione - Notte di dolore - Bocia alla ditta Lombardi - Le trattrici - Povere bestie… - Ce n’erano di lavori da imparare - E credevamo di saperla lunga… - Riquadratore mancino - Un anno da dimenticare - E dopo otto ore di cava… - La pastorella - Il vecchio Domenico - Il nonno Domenico - A Persano - La mia Milia - L’otto settembre del ’43 - A far legna alle Fratte - 160 milioni di anni fa - Nel ’46 mi sposo - Il “Curtif” - Il mio incidente di cava - Conclusione - 30 dicembre 1996 - Fotografia del 1950, commentata da Angelo Forti - Il bandino
